Dal sito www.psicologiaescuola.it
“Ma siamo sicuri che sia dislessico?”. “Ma no, i dottori si sono sbagliati, questo bambino non ha nessun DSA, è solo svogliato”. “Come si fa a capire se è solo un po’ indietro nello sviluppo o se ha un DSA?”. Queste domande e affermazioni si sentono spesso nei corridori scolastici, pronunciate da genitori preoccupati e talvolta da insegnanti. E in ogni classe è altamente probabile ci sia almeno un bambino con DSA, di livello più o meno severo.
Spesso inoltre sentiamo dire che gli insegnanti sono lasciati da soli a gestire i bambini con bisogni educativi speciali, che le normative vigenti impongono loro un surplus di lavoro senza fornire gli strumenti adeguati per affrontare la situazione.
Dall’emanazione della Legge 170/2010 sono passati alcuni anni, le circolari e i decreti ministeriali hanno poi delimitato e specificato tale legge, andandone a declinare alcuni aspetti. L’obiettivo è sempre quello di garantire il successo formativo a bambini e ragazzi, permettendo loro un apprendimento funzionale secondo le proprie peculiari modalità.
Ma come? Come può un insegnante alle prese con i più svariati casi occuparsi efficacemente di ognuno di loro? Sicuramente questo rientra nel loro ambito di competenza ed è legato alla professionalità maturata negli anni, alla passione sviluppata per l’insegnamento. Le maestre e i maestri conoscono i propri allievi a uno a uno, sanno quali attività riescono loro meno bene di altre, quelle in cui sono più in difficoltà o quelle che possono gratificarli. Tuttavia non sempre è possibile seguire con la giusta attenzione ognuno e non sempre si sa cosa fare in alcune situazioni.
Molti insegnanti si sono muniti di pazienza e buona volontà e hanno iniziato a studiare, a prepararsi per affrontare i DSA. Un aiuto in questo senso è arrivato da una guida, la prima in Italia, Come leggere la dislessia e i DSA (a cura di Giacomo Stella e Luca Grandi, Giunti Scuola, 2011, oggi arrivata alla quarta ristampa), quella che tra insegnanti viene “amichevolmente” chiamata Guida verde o Guida DSA.
Sono infatti moltissimi gli insegnanti che se ne sono dotati, per comprendere maggiormente cosa fossero ma soprattutto per avere indicazioni su come strutturare i propri interventi, la didattica in classe, su quali aspetti porre attenzione, su come spiegare per facilitare quei bambini che, pur intelligenti come gli altri, se non di più, facevano fatica negli apprendimenti, che leggevano stentatamente o si perdevano sulle pagine di un libro.
Infatti, la Guida risponde a tre domande chiave:
- Che cosa è necessario sapere sui DSA per comprendere come si manifestano, quali sono gli stili cognitivi preferiti e quali strategie è meglio adottare?
- Come procedere e quali strumenti compensativi usare, senza temere l’uso delle tecnologie, ma valorizzandone le peculiarità?
- Che cosa fare in classe nella didattica di lettura, scrittura, matematica, lingue straniere e durante le verifiche, per aiutare gli allievi ad acquisire un metodo di studio in un percorso verso l’autonomia?
Come sostengono gli autori nell’introduzione alla Guida: «Con questo volume abbiamo cercato di descrivere le condizioni, le modalità, le strategie con le quali la scuola e tutti gli adulti che ruotano intorno ai ragazzi con DSA possono contribuire a creare “ecosistema” ottimale per la loro crescita e apprendimento».